Auguri di Natale 2021

Il preside don Paolo Tammi fa il bilancio dei primi mesi dell’anno scolastico e augura a tutti buon Natale

Due parole per dirvi buon Natale

Due parole dalla scuola, il luogo ove quasi 400 ragazzi passano la gran parte del loro tempo. E vivono la gran parte dei  loro sentimenti e delle loro emozioni

Due parole per salutarvi, ringraziarvi tutti, chiedervi scusa da parte mia se qualcosa in questa scuola è stato fatto male o comunque ha ferito qualcuno. Inutile ricordarci che niente è stato fatto con cattiva intenzione e che spesso la causa dei malesseri nelle relazioni sono equivoci, esagerazioni ,cose per lo più inevitabili o inafferrabili

Alla fine del primo periodo di scuola vi dico a nome di tutti la soddisfazione del preside, dei docenti e di tutto il personale per avere navigato abbastanza bene in acque poco sicure. Il disagio del Covid non è finito e senza alcuna considerazione sulle cause posso dire che continua ad essere un  disagio quotidiano e potremmo dire ( forse esagerando  ) una malattia che sembra inguaribile. Tante persone si chiedono: ma quando guariremo? Ma come ma non abbiamo trovato un modo per conviverci , per vivere meglio? Medicine sicure che possano permetterci di convivere con questo male così come con tanti mali i più gravi? Ormai al covid associamo lock down, più o meno gravi,  disagi, quarantene, adesso si dice sorveglianza testing, precauzioni varie che ormai da due anni limitano la nostra convivenza e dunque anche la nostra felicità. Adesso grazie al  cielo non si sente più dire “ quanto stiamo bene a casa” oppure “ io resto a casa” come se fossero espressioni di liberazione, slogan per un nuovo mondo, come se fosse la scoperta dell’America che nessuno aveva scoperto prima. Ora siamo stanchi dei disagi ( e non da ora) , siamo affaticati e delusi. Il vaccino ( che è espressione di un’educazione civile e di un atteggiamento corretto e giusto verso gli altri) se ci salva dalla pressione mortifera sulla nostra vita ( così dicono) , in realtà  non ci salva da questo morire quotidiano anche a scuola. Le norme scolastiche o meglio le norme cui si deve attenere la scuola sono un po’ cambiate, apparentemente più tenui ma sempre fastidiose e pesanti e si fa una grande  fatica a assicurare la continuità. Quella didattica  per  svolgere i programmi ( perché a scuola ci si sta anzitutto in presenza e per formarsi nello studio) e quella umana dei rapporti quotidiani, in modo da evitare sospetti. malumori, sensazioni che l’alto sia un untore e possa farmi male . Tutte cose nelle quali la paura ci fa cadere e, nonostante il tempo della scienza, occorre dire che sono tonati quasi atteggiamenti da superstizione. Risultato evidente del fallimento di qualunque Positivismo, secondo il quale la scienza avrebbe inaugurato un tempo di tranquillità e di chiarezza per l’essere umano.

Ciò che è incomprensibile e che in qualche modo getta un sospetto difficilmente guaribile su tutta questa faccenda è perché non siamo informati con chiarezza su cosa stiamo vivendo e su quando e come ne usciremo. Parliamo della scuola. Non esiste  un ministro,  un direttore generale ,  un virologo di fiducia diciamo ufficiale che appaia alla  tv, in modo indipendente e non in dibattiti da Porta Portese , che ci dica chiaramente quali norme osservare, quale sia realmente il pericolo del  covid , cosa significhi contatto e poi contatto di contatto e poi quarantena o sorveglianza, insomma non chiarisca le cose in modo oggettivo, non costringendo i presidi a dare una interpretazione spesso soggettiva delle norme. E è per questo che si sente dire “ in quella scuola hanno fatto così” e in quell’altra hanno fatto cosà. E così alcuni chiedono la dad e non ne hanno né  bisogno né diritto , alcuni pensano che un qualunque contatto anche a distanza con una persona positiva  impedisca di avere relazioni sociali a scuola, altri sono del tutto sconsiderati nel non avere alcuna prudenza nell’osservare regole anche minime,    insieme  a tutti i “ si dice”, è consigliato di…, è opportuno che….. Insomma forse il carattere italiano così estemporaneo ci impedisce di vivere con equilibrio questa cosa e ci stressa non  poco. Ma il timone non lo lasciamo mai

A scuola le cose vanno bene. Lavoriamo con passione e tutti i docenti stanno non solo  facendo il loro dovere ma inventando sempre qualcosa di nuovo che appassiona i ragazzi e dà loro quella che davvero chiamiamo una formazione e non una serie di informazioni. Studiare per quanto possibile deve essere piacevole, non dico agevole ma piacevole. E questo dipende tanto da chi insegna. Abbiamo avuto  novità nel campo artistico ( abbiamo celebrato Dante e Canova),  sul piano  scientifico ( una bellissima serata sotto le stelle chiamata Stargazing) , sul piano matematico e fisico ( con la partecipazione alle olimpiadi), abbiamo ripreso a viaggiare ( in Italia, a Roma e a Parigi), stiamo mettendo le basi per una Radio sant’Apollinare con una formazione e abilitazione  a diventare speaker radiofonici,  tenuta dal nostro ex alunno Alessandro Tirocchi che su Radio Rock ha dedicato del tempo a parlare del sant’Apollinare! Stiamo organizzando la partecipazione primaverile alla  sessione ONU col progetto IMUN L’Italian Model United Nations, abbiamo organizzato delle fantastiche giornate Cambridge in giro per Roma ove i ragazzi hanno intervistato o fatto la guida a turisti americani e inglesi e altrettanto abbiamo fatto per le  altre  lingue che studiamo qui. Non abbiamo risparmiato neanche un passo  nel campo dell’orientamento dei ragazzi degli ultimi anni all’Università organizzando molti incontri , per non parlare dei costanti contatti che abbiamo con i nostri studenti che stanno facendo il quarto anno all’estero.

Di tutte queste cose viene data notizia quasi quotidiana dal nostro sito Internet così come da tutti i social che riguardano la scuola, su Facebook e su Instagram, gestiti in modo eccellente da Fabio Marcangeli, che ormai è diventato parte viva della nostra scuola e non un semplice e bravo professionista. L’immagine bella, l’immagine che parla non è solo marketing ma è davvero molto di più.

Gli open day già svolti ( tre, più uno a gennaio) ci hanno molto confortato  e non abbiamo solo dato luci ed immagini , ovvero non abbiamo solo offerto finzione. Le persone hanno potuto vedere come e quanto lavoriamo, con quale dedizione e con quale progetto educativo . Questo ha fruttato già diverse iscrizioni facendoci essere prima di Natale ad un punto che mai avevamo realizzato prima in questi ultimi anni. Un’altra soddisfazione è di avere ricevuto in itinere, ovvero dall’inizio dell’anno scolastico, circa 20 nuovi alunni alle medie e al liceo, provenienti  da altre scuole.

Vorrei citare il salmo 125 “Nell’andare, se ne va e piange,
portando la semente da gettare,
ma nel tornare, viene con giubilo,
portando i suoi covoni.” E’ l’espressione fiduciosa di chi fatica e fatica con fiducia, sapendo che una semina dolorosa produce prima o poi frutti buoni

I progetti per il futuro sono tanti. Non ci scoraggiamo e abbiamo in campo diverse attività, tra le quali oltre alle varie uscite didattiche desideriamo portare i ragazzi ( quest’anno anche delle medie) in settimana bianca da fine febbraio agli inizi di marzo. Forse lo facciamo anche per esorcizzare la memoria della settimana bianca dello scorso anno che fu bloccata proprio la sera prima dall’inizio del primo lock down

L’unità dei progetti sta però nel progetto, che è il più ambizioso, di essere accanto alla persona di tutti coloro che soffrono e faticano a vivere. Ne incontriamo a scuola ogni giorno. Vorrei dire a me stesso e a tutti che questo è il valore eccedente della nostra scuola, che non è certo l’unica a porsi questo obiettivo. Ogni giorno vediamo lacrime, ansie, patologie di vario tipo, che per noi non sono solo un impiccio o un fastidio ma una sfida da raccogliere. Cerchiamo di farlo ogni giorno. Alcune , mi permetto di dirlo, non sono reali o comunque sono esagerate da intrusioni e invadenze genitoriali , di genitori che spesso sono la fonte più forte di ansia per i  figli o comunque sbagliano in buona fede sulla relazione protettiva

Altre sono più serie e gravi. Dio sa quanti colloqui in questo ufficio, quanti sfoghi di genitori, quante domande di attenzione per i loro ragazzi che non sono ragazzi che vanno male a scuola ma che non stanno bene nella loro esistenza. Questo ci ricorda che il male esiste e esiste anche il principe del male. E che anche la scuola ove i ragazzi passano tanti momenti ogni giorno è uno degli strumenti e dei luoghi di accoglienza, un luogo terapeutico che deve diventare sempre più affidabile. Voglio promettere a me stesso e a tutti che non batterò la fiacca mai nel dare tutto quel poco che posso e che ho nell’affiancare ragazzi e genitori nella cura di questi mali oscuri, senza dimenticar la  fragilità dei professori e del personale per i quali cerco di essere un fratello maggiore

Ho consacrato la scuola a san Giuseppe. L’ho fatto un giorno componendo anche una preghiera e concludo dicendone una parte “Conoscendo quanto siamo fragili , sappiamo di avere bisogno della forza di Dio, la stessa che hai avuto tu . Tu fa’ che possiamo averla anche quando non abbiamo meriti, perché nel mondo di Dio contano più le nostre miserie dei nostri meriti

Ottienici la grazia di essere sereni, sicuri, capaci di affrontare le sfide di ogni giorno , specie quelle della paternità e della maternità verso chiunque  Dio ci affidi e  metta  sul nostro cammino”