Viaggio a New York

“ Change the world”
evento CWMUN World program

8 giorni a New York ( dei quali uno e mezzo passati dentro un aereo e nelle allucinanti attese e controlli all’aeroporto) non sono stati male.

12  ragazzi di III  e IV  classico e di IV  e V scientifico della nostra scuola sono volati lì grazie all ‘ associazione “Diplomatici”  per  simulare  riunioni dell’ONU, immaginando di rappresentare  paesi diversi, difendendo il loro nome, la loro patria, esprimendo le loro risorse , dicendo i loro problemi e assicurando il loro impegno nella difesa della pace e della giustizia.

L’iniziativa si chiamava “ Change the world”, uno degli eventi legati al CWMUN World program. C’erano quasi tremila studenti di scuole superiori provenienti da tutto il mondo, riuniti presso il Marriott Marquis Hotel, a due passi da Time Square, dei quali 186 da scuole italiane e diversi da scuole romane come la nostra.

Tre giorni di impegno forte con riunioni, ascolto di personalità, relazioni d’ufficio  e fuori ufficio e due giorni di visita della Grande Mela. Un freddo  cane, specie lunedì 28, giorno di nevischio con un forte abbassamento della temperatura . I nostri ragazzi, che vedete  nelle foto, tutti contenti  e appassionati

Che dire? La prof. D’Ambrosi ha insistito che andassi io e mi sono lasciato vincere . Era una piacevole tentazione. Era la quarta volta di New York per me e posso confermare che non era né mai sarà la città dei miei sogni.

Io stavo in hotel al 34° piano  e neanche lì vedevo il sole. Forse me lo avevano rubato quelli del 68° piano. Troppo bello il ricordo della mia casetta a piano terra, davanti scuola. Non posso certo dire che qualcuno mi abbia fatto dimenticare il traffico di Roma: NW è una città nevrotica di traffico,  con spazi di manovra che non sono più ampi di quelli di Roma . Invece i soldi per mangiare a colazione, pranzo e cena, quelli si che mi hanno fatto rimpiangere l’Italia.

A NW la prima cosa che pensi è che ci possano vivere solo i ricchi . Meno di 15 dollari da Starbucks Coffee non spendi per il breakfast , non parliamo dei menu di cena à la carte.

Andare al MOMA o al Metropolitan Museum è cosa altamente positiva, come lo è farsi una corsetta al Central Park ( che peraltro in grandezza è nulla rispetto a  Villa Pamphili), ma andare a farsi il selfie alla Central Station, solo perché Hitchcock  ci ha girato “ Intrigo internazionale” o Will Smith ci ha fatto “ Io sono leggenda” mi sembra un po’ troppo .

Francamente e senza moralismi mi pare che alcuni abbiano l’ansia di crearsi  delle immagini impresse in luoghi e situazioni che attirano solo la curiosità e non il buon senso.

Abbiamo incontrato nella grande sala del Marriott personaggi illustri come l’ambasciatore italiano all’ONU Maurizio Massari, come Marco Tardelli e Francesco De Gregori, da sempre grandi sponsor di Diplomatici. Abbiamo avuto con noi  Bill Clinton, che ci ha concesso un discreto tempo un sabato  pomeriggio e che ha fatto, a mio parere, un discorso molto equilibrato, per nulla ideologizzato sulle posizioni del Partito Democratico  e tutto centrato sulla situazione giovanile e sul futuro dei giovani, temi sui quali o si era preparato o comunque ha delle buone idee.

C’è stato con noi anche Andriy Shevchenko, testimonial del dramma ucraino in questo periodo . Personaggio un po’ troppo sfruttato, secondo me. Troppo lunghi non tanto i suoi interventi  ( parlava un buon inglese ) ma le domande a lui poste, domande di tipo politico, che tentavano in qualche modo di ottenere da lui lo scoop della dichiarazione anti russa.

Shevchenko è stato molto equilibrato e ha parlato della situazione umanitaria. Qualche personale dubbio ce l’ho su quanto le persone presenti ( intendo dire i  big, non i ragazzi) si preoccupassero  del problema degli aiuti concreti invece che tentare di coinvolgere un illustre ucraino nelle pieghe della politica e delle dichiarazioni ad effetto.

La situazione a tanti di noi docenti e dirigenti, presenti nelle prime file, è sembrata sfuggire di  mano quando, stimolati in vario modo, alcuni ragazzi neri sono saliti a parlare sostenendo ( giustamente) che il dramma ucraino non è l’unico nel mondo , almeno rispetto a quello dell’ integrazione razziale . Mentre il rumoreggiare dei tanti ragazzi nella grande sala faceva capire che alle 20,30 di sera ( trascorse) forse occorreva concludere. Forse questo ha convinto gli organizzatori a tagliare un po’ le questioni, aiutati ( si fa per dire) anche dal fatto che quando Shevchenko è andato via una massa di ragazzi si è alzata per farsi il selfie con lui.

Bravissimi i giovani tutor, assegnati alle scuole e  ai loro ragazzi. Bravissima Federica Naselli , a noi assegnata dall’organizzazione , un persona in gamba, svelta, concreta, giustamente  severa e precisa, tanto da lasciare a noi prof. del gruppo una buona libertà basata sulla fiducia. Per me è stato un piacere incontrare e fare amicizia col prof. Matteo Valdarchi che insegna storia e filosofia al liceo Pallotti di Roma. Con lui ho incontrato presidi di Roma e docenti che mai avrei incontrato qui: contatti molto semplici ma piacevoli tra colleghi.

Così come è rimasta un’esperienza indimenticabile la Messa che sono andato a celebrare nella parrocchia di Our Lady of Pompei, ove la domenica si riunisce la comunità italiana di New York. Non avrei rinunciato alla Messa domenicale però celebrarla per gli  italiani è stata un’emozione.

E così ci siamo mossi ancora auna volta. Appena tornato da New York sono partiti i ragazzi delle medie per Trento e Rovereto. E altre partenze si stanno preparando. La vita riprende, il sant’Apollinare non si ferma. Forse anche per questo stiamo crescendo di numero e di qualità. La fiducia ( diceva l’imperitura pubblicità di un formaggio italiano) si dà alle cose serie. E noi ci siamo.

Don Paolo Tammi