Una settimana alternativa al Sant’Apollinare
Che cos’è la didattica alternativa?
Credo che una definizione non renda merito a quel che desidero dire. Voglio dire infatti cosa è stata per noi al sant’Apollinare la settimana di didattica alternativa
Tutto è partito dal parziale svuotamento della scuola per la settimana bianca, dal 25 febbraio al 4 marzo . Le adesioni alla settimana bianca costringono sempre un po’ a pensare al problema di chi rimane: non vanno infatti intere classi, a volte invece in certe classi rimangono tutti oppure le classi si “ smezzano” tra quelli che vanno e quelli che restano. Che fare allora?
Ormai l’esperienza degli anni passati ci ha misurato. Una settimana di scuola a numeri ridotti non può funzionare facendo lezione a pochi ragazzi ( a volte due o tre per classe ) rimasti qui. Alcuni, è vero, scelgono di non venire , alcuni vanno in settimana bianca o altrove con i genitori ma la maggior parte dei non partenti viene. E la scuola abbiamo deciso di non chiuderla perché non sarebbe giusto nei confronti di genitori che lavorano né lo sarebbe come discriminazione per chi non va sulla neve.
E allora ci siamo inventati le attività didattiche alternative: uscite didattiche a Roma o fuori Roma, lezioni alternative qui a scuola, senza ignorare la possibilità, per alcuni cui è stato proposto, di fare recupero in alcune materie o potenziamento o di farsi le interrogazioni con calma, considerato il maggior tempo a disposizione e la maggior quiete dei professori.
Tutti i professori sono venuti ( quelli che non hanno accompagnato i ragazzi in settimana bianca ) e così tutto il personale non docente.
Molti di loro si sono inventati cose belle e piacevoli per i ragazzi rimasti qui. La prof. Di Pasquale insieme con la prof. Redivo li ha portati all’Ara Pacis e a Campo Marzio. Li ha portati anche ai Mercati Traianei e ai Fori Imperiali, come pure alla Mostra che si è tenuta alle Scuderie del Quirinale. Il prof. Spina li ha portati a Villa Farnesina e alla Galleria Corsini, alla Galleria Doria Pamphili e alla chiesa di S. Ignazio, alla Galleria Spada e al Museo Barracco come pure alle chiese di s. Agnese in Agone e di s. Girolamo degli Spagnoli . Le proff. Redivo e Lattavo li hanno portati a Villa Medici. Le proff. Brizzi e Iovine li hanno portati all’Istituto Coreano con annesso pranzo con cucina tipica coreana al vicino ristorante. La prof. Moioli ha accompagnato i ragazzi per una lettura verticale di Roma nei pressi dell’area archeologica dall’antichità al ‘900 e poi li ha portati a visitare le chiese contenenti le opere del Caravaggio, il Pantheon e il complesso di s. Maria sopra Minerva . Tutto questo a piedi o con i mezzi pubblici, in giro per Roma
Altrettanto impegnative sono state le uscite di tre giorni a Napoli con le proff. Camilleri e Pistoresi, come pure l’uscita del prof. Nasehatoen di due giorni in un agriturismo per l’osservazione astronomica notturna del creato. I ragazzi delle medie sono andati al teatro Aurelio tutti insieme il giovedì.
E così, come ci ha gentilmente detto una mamma, abbiamo reso contenti tutti o quasi e dato a tutti una possibilità o meglio “ la” possibilità di non stare a casa soli e magari dentro il letto. Quel che voglio sottolineare è stato il rapporto dentro la scuola. Una settimana in cui con meno ragazzi e meno movimenti sono stati più semplici i rapporti umani. Una settimana con i ragazzi che, a parte quelli iscritti da tempo, a volte sceglievano di cambiare itinerario o di andare dove all’inizio non pensavano. E tutto questo con grande libertà loro, con senso di responsabilità, facilitato dalla tranquillità di fondo, dall’organizzazione della segreteria e dal consenso dei genitori che mai hanno detto di no .
Potrebbe essere così una scuola del futuro? Forse no anzi certamente no, però l’esperienza fatta in questi giorni ha testimoniato che la scuola non è solo frontale , non è fatta di sole lezioni in cattedra e che in qualunque città o comunità si viva ci sono situazioni e luoghi che fanno parlare la storia , l’arte, l’attualità, dunque la vita. Ci sono modalità diverse di relazione nelle quali il docente passeggia o fa lezione o parla o comunica in modo diverso. Magari dinamiche simili si possono sviluppare un paio di settimane all’anno oppure d’estate o ancora nei pomeriggi, quei pomeriggi che vorremmo far diventare tempi stabili di permanenza a scuola con attività diverse e coinvolgenti. Chissà. Intanto incassiamo questa meritata soddisfazione.
Don Paolo Tammi