Viaggio intorno alla mia camera

L’assenza è presenza

di Ludovica V Linguistico

L’assenza è presenza | Istituto Sant'ApollinareDurante le vacanze ho letto un romanzo di Massimo Gramellini, giornalista e scrittore italiano, intitolato “Fai bei sogni”.

In questo romanzo Gramellini racconta di come la perdita della madre all’età di nove anni abbia condizionato la sua esistenza in qualsiasi cosa facesse e pensasse. Racconta il ricordo, il mito che il suo inconscio ha con il tempo creato intorno alla figura della madre e si interroga su come sarebbe potuta essere la sua vita se lei non l’avesse lasciato così prematuramente.

Nell’interrogarsi, Gramellini tocca tematiche universali come l’amore, la felicità, la solitudine, il dolore e la conoscenza di sé stessi.

Mi è capitato spesso durante la lettura di dover rileggere la stessa pagina più di una volta. Questo mi accade quando ciò che leggo mi spinge a pensare e a volare con la fantasia, dimenticandomi del resto. Può sembrare banale ma racconta molto di un libro e di come io stessa mi rapporto a esso.

Di rado mi è capitato di emozionarmi e sentirmi completamente rapita da qualcosa di esterno che mi giunge come un input da fuori.

In questo caso, invece, ho sentito che Gramellini nel suo romanzo non stava raccontando solamente la sua storia, ma la storia di ognuno di noi e mi sono sentita in dovere di tornare indietro e rileggere ogni frase, ogni parola, ogni virgola.

Probabilmente, mi sarei sentita stupida se non l’avessi fatto; come avrei potuto negarmi la possibilità di sapere, di conoscere di più, di indagare dentro di me il dolore, la sofferenza, la confusione e la solitudine di cui parla Gramellini?

Devo dire che al termine di questa lettura ho provato un certo fastidio, un accenno di sofferenza e di dolore; ho capito che c’è un mondo di emozioni al di fuori della mia limitata visione della vita.

Più che un senso di libertà, ho provato un senso di gratitudine: inizialmente nei confronti dell’autore del romanzo ma soprattutto nei confronti del prossimo.

Ho sempre avuto poca fiducia nelle persone; ho sempre pensato che non ci fosse modo da parte di altri di insegnarmi ad affrontare un’emozione, perché ritenevo che ciascuno di noi, nella sua unicità, avesse le proprie emozioni.

Tuttavia, leggendo le parole di Gramellini, ho appreso che ciascuno ha tanto da dare agli altri, sia sotto forma di dolore, sia di solitudine che di vuoto dato dalla mancanza di una persona (come nel caso dell’autore).

Soprattutto, ora sono conscia di avere l’opportunità di apprendere nuovi modi di rapportarmi alla vita da chiunque, non é necessario che questi modi debbano nascere unicamente da me.

A volte è bene anche lasciarsi guidare.

Una frase, tra le tante da me sottolineate, mi è rimasta impressa: “la felicità non è figlia del mondo, ma del nostro modo di rapportarci ad esso”.

Ho sempre concepito la felicità come qualcosa di astratto, di inarrivabile, ma essa è lì, l’unica cosa che devo fare è imparare a lasciarla entrare.