Viaggio intorno alla mia camera

La riscoperta di un libro

Gabriele B IV

 

Rubrica: Viaggio intorno alla mia camera. Istituto Sant'ApollinareÈ stato un anno particolare, quello appena trascorso. Un anno descritto da molti come “il peggiore del ventunesimo secolo”. Ed è facile capire perché il 2020 abbia messo a dura prova la maggior parte della popolazione mondiale: chi ha dovuto fare i conti con il virus, perché positivo o con un qualche parente o amico gravemente ammalato; chi ha perso i propri cari affetti dalla malattia, specialmente durante la prima ondata di contagi; chi non ha mai sofferto il Covid di per sé, ma ha dovuto affrontare le conseguenze di un ripetuto e insensato ciclo di aperture e chiusure totali delle proprie attività commerciali sul suolo italiano e mondiale; e chi infine, ha dovuto subire un evento tragico in cui il Coronavirus c’entrava poco o niente, ma che comunque ha contribuito a rendere quello appena passato il più brutto degli ultimi vent’anni (c’è da dire che per quanto riguarda i personaggi illustri, il 2020 ha fatto una carneficina).

Poi ci sono i privilegiati, i fortunati. Quelli che al massimo hanno avuto un amico o un’amica positivi, che hanno poi debellato la malattia in pochi giorni, e nessun’altra disgrazia. Ma anche loro hanno dovuto fare i conti con i provvedimenti governativi, con la solitudine che è stata semplicemente una mera conseguenza, e con la sensazione di essere intrappolati dentro le rispettive abitazioni per mesi. Ma non tutto il male viene per nuocere: abbiamo riscoperto i nostri piaceri, le nostre vecchie abitudini, e in generale uno stile di vita meno frenetico, più ragionato, che ci ha permesso non solo di approfondire vecchi e nuovi hobby, ma anche di riscoprire noi stessi, di guardarci dentro e riflettere un po’ su noi stessi e su ciò che vogliamo diventare.

Personalmente, tra le altre cose ho riscoperto il piacere di leggere: in questi giorni in particolare ho divorato sia libri nuovi che libri non letti da tempo. E vorrei parlare proprio di un libro appartenente a quest’ultima categoria, il cui nome è “Il bar sotto il mare”. Un libro che lessi da piccolo, e che è scivolato presto nel dimenticatoio. Non lo capii appieno al tempo, anzi: non riuscivo a capire il senso delle storie narrate in quel libro “per bambini” (o almeno così mi disse colui che me lo regalò), il loro senso logico, il loro fil rouge. Non mi piacque per niente, e me ne dimenticai presto. Mi ricapitò tra le mani quasi per caso, e l’ho riscoperto; non è certo il libro migliore che abbia mai visto, ma le storie narrate all’interno sono interessanti a dir poco. Un’atmosfera fiabesca e surreale fa da padrona (e forse è questo che spinse la persona che me lo donò a definirlo “per bambini”), vero, ma non bisogna lasciarsi ingannare: più che un libro è un esercizio di stile, una scrittura che spazia dalla fantascienza all’umoristico all’horror allo young adult. Un libro strano ma piacevole, etichettato come “libro per bambini” quando solo se si è abbastanza cresciuti si riesce a capire, e che è stato l’ideale per uscire dalla gabbia che era diventata casa mia per esplorare nuovi mondi, anche se solo a livello mentale. Se sono riuscito a superare indenne questa seconda reclusione (comunque più “leggera” della prima) è anche merito di questo libro, semplice ma non banale.