Viaggio intorno alla mia camera
Il mito di Costantinopoli
di: Greta V Classico – Istituto S.Apollinare
In casa la malattia si è insediata senza che ancora si riesca a sfrattarla e anche la mente si sente in prigione. Gli occhi bruciano, la lettura non è più un piacere. Allora, con la memoria sfoglio i ricordi di viaggi passati; non solo i miei: lo sguardo va a Costantinopoli di De Amicis su uno scaffale.
Col pensiero, evado dalla solitudine per tornare alla mia amata Istanbul. Il suo cielo nuvoloso entra nella stanza, le pareti si dissolvono e rivedo le strade affollate, sento le risa dei miei amici. Ad ogni atterraggio a Istanbul ho provato un’emozione intensa molto simile a quella dell’autore di Cuore quando, nel 1877, a bordo di una nave giunse nel Bosforo in veste di corrispondente letterario.
De Amicis, però, fu deluso dalla nebbia; se avesse potuto leggere Pamuk sarebbe stato preparato ad una città in bianco e nero. Tuttavia, è sorprendente come il resoconto ottocentesco sia ancora così attuale. Leggendolo si condividono molte emozioni dell’autore e si ritrova nell’Istanbul di oggi la sua Costantinopoli.
La città descritta come un “immenso canile” dove la gente evita di disturbare i cani è la stessa in cui oggi un tram paziente attende un randagio che dorme sulle rotaie. Ancora, lo stupore di De Amicis davanti ai volti svelati delle turche è lo stesso del turista odierno che incrocia attempate signore dai capelli tinti di rosa.
E se nel quartiere che fu dei Genovesi, ancora c’è chi va a messa come riportava lo scrittore, non avremmo mai pensato, però, fino a poco tempo fa, di vedere, noi come De Amicis, dei musulmani inginocchiati in preghiera in Santa Sofia o in San Salvatore in Chora.
Carissima Greta, mi hai fatto tornare alla memoria questa canzone del grande Guccini che, come il tuo testo, ci fa immergere nell’atmosfera dell’antica Bisanzio. Grazie per il tuo contributo! https://www.youtube.com/watch?v=J8qUQJzooiU